sabato 18 luglio 2015

Le tecnologie proprietarie

E infine arriva il giorno. Succede sempre, non importa che si abbia replica del Tianhe-2 in garage o un cazzutissimo Commodore 64 in funzione dai primi anni '80, prima o poi diventerà semplicemente "troppo vecchio."
Per quanto spendiate o per quanto sia nuovo e potente, il vostro computer presto diventerà solo un sofisticato residuato bellico accumula-polvere, con la spietata precisione della Prima Legge di Moore:
« Le prestazioni dei processori, e il numero di transistor ad esso relativo, raddoppiano ogni 18 mesi. »
E ciò non dipende da un qualche complotto degli illuminati della massoneria rettiliana per continuare a spennarvi con apparecchi che sono obsoleti da prima di ieri, è semplicemente il progresso che avanza. E avanza a tutta velocità, più veloce di Sanji che scappa dagli abitanti del regno di Kamabakka (e se questo per voi è uno spoiler ci dispiace tanto).
« Gordon Moore, cofondatore ed ex presidente di Intel, un giorno scherzando disse che, se la tecnologia dell'aviazione fosse cresciuta velocemente quanto quella dei computer, ora un aeroplano costerebbe 500 euro e farebbe il giro della terra in soli 20 minuti con 20 litri di carburante. Per di più un tale aeroplano avrebbe le dimensioni di una scatola da scarpe. »
In poche parole, la velocità con cui progrediscono l'elettronica e l'informatica è tale che, con piccole modifiche, un odierno "telecomando" della ps3 può fare portare un uomo sulla luna.
Insomma, la Legge di Moore spacca il culo ai passeri. [Semicit.]

E senza alcuna pietà, come una legge biblica, anche i mostri sacri vi soccombono: il Deep Blue che vinse una partita di scacchi contro Kasparov nel 1996 costò a IBM più di qualche spicciolo, ma con i suoi 11.4 GFLOPS di picco risultava essere il 259esimo calcolatore più potente del mondo nel giugno '97.
Oggi però (con un centinaio di dollari americani) è possibile comprare una Nvidia GeForce GTX 750, capace di umiliare a mani basse il povero Deep Blue. Qualcosa come 90 volte.
Ci teniamo a precisare che i calcoli in virgola mobile non hanno molto a che fare con gli scacchi, ma restano comunque un buon indice della forza bruta di un calcolatore.

Cambiare computer sembra quindi qualcosa di meraviglioso, da fare ogni volta che è possibile. Come andare al centro commerciale per sistemare i libri di Fabio Volo sul ripiano della carta igienica.
Ed è qualcosa di meraviglioso davvero: come riassunto scherzosamente da Moore, ad ogni generazione i computer diventano un po' più veloci, economici, piccoli e meno affamati di corrente.
Figuratevi che dopo qualche anno alcuni server vengono sostituiti perché valgono meno dell'energia elettrica che consumano: il risparmio sulla bolletta è tale che continuare a usare il vecchio server risulta più esoso che comprarne uno nuovo.
Ma come con la maga Circe anche in questa storia c'è un tranello: le tecnologie proprietarie.
E per tecnologie proprietarie intendiamo l'abitudine di produttori meschini che, incapaci di essere competitivi, blindano la roba che vendono.
Invece di conquistare la clientela con prodotti di qualità preferiscono realizzare robaccia che "non funziona se non usate la roba che vendiamo solo noi". Senza un reale motivo poi...

Riassumendo: le tecnologie proprietarie sono quelle cose che risolvono i problemi che non avresti senza di loro, più o meno come il matrimonio. Grazie a loro il viaggio verso un nuovo sistema si trasforma in un'odissea di insulti, a bordo dello sputnik, mentre maledici i tizi che hanno inventato tali diavolerie.
Problemi come:

1. La libertà fantasma:

Credete che l'acquisto di una stampante sia sufficiente per rendervi padroni di scegliere dove, quando e come usarla? Illusi.
Non importa che si tratti di scanner, stampanti o schedine varie; se non vengono usati standard aperti e documentati non resta che aspettare quando il produttore deciderà di non rilasciare più driver, trasformando in un elegante fermacarte ciò che avete comprato.
E non glissate con un "è normale, è roba vecchia", in ufficio abbiamo una Commodore MPS 1550 C che stampa in modalità grafica, a colori, collegata al computer da cui stiamo scrivendo, questo perché ai tempi era normale rilasciare manuali che documentavano le funzionalità della roba venduta.

2. Non c'è documentaffione:

No, non si tratta di un refuso. L'assenza di documentazione può generare problemi anche senza cambiare computer o sistema operativo: capita che qualcosa non funzioni come vorremmo che funzionasse, ma non avendo appunto un manuale a cui affidarci non resta che andare "a naso".
La documentazione è quella cosa che rende software come Firefox o Google Chrome tanto buoni: una mandria di sviluppatori realizza plugin di tutti i tipi per l'integrazione di qualunque cosa possa mai servire. Davvero! E grazie alla documentazione possiamo trovare la soluzione a qualsiasi problema grazie a pochi click su Google (e Aranzulla ringrazia).

3. Sai quello che mangi?

L'assenza di documentazione ci porta a un nuovo e inquietante punto: se nessuno sa come funziona un software, chi ci assicura che non impazzisca, finendo per bere tutta la birra in frigo e far inacidire il latte? Se parliamo degli spyware nascosti nei programmi proprietari finiamo con lo sfondare una porta già aperta: Windows 10 è praticamente un unico ed enorme spyware.
Per impostazione di default invia a Microsoft persino ciò che scriviamo sulla tastiera: alla faccia della privacy.

4. La sicurezza attraverso l'oscurità:

Altra enorme boiata. Si basa sull'erronea assunzione che un formato chiuso e non documentato sia sicuro grazie alla propria segretezza.
Infatti le casseforti non hanno serrature: basta tenerle nascoste e nessuno potrà rubarne il contenuto. E per scassinare una serratura serve prima leggere il manuale, non c'è altro modo. Già.

5. Obsolescenza programmata:

E per chiudere il cerchio parliamo dell'obsolescenza programmata: quando il produttore ha bisogno di vendere "la nuova soluzione" rende automaticamente obsoleta la vecchia, troncandone il supporto.
Il cliente si trova obbligato a cambiare anche se quello che ha è ancora perfettamente funzionante e conforme alle proprie necessità.
Come l'Apple Mac Pro del 2006, con processore 64 bit ma EFI a 32: è perfettamente capace di eseguire OS X 10.8 (infatti le prime versioni giravano senza problemi), ma in corso d'opera hanno deciso che dopo meno di 6 anni, una macchina che è costata tra i 2000€ e 3500€ era da bloccare.
Esistono infatti guide per installare OS X 10.8 su un Mac Pro del 2006, e la stessa Wikipedia documenta la possibilità di effettuare aggiornamenti non ufficiali.

Concludiamo il post con un semplice suggerimento: Prevenire è meglio che curare.
Se volete risolvere buona parte dei problemi al computer la cui risposta è "non si può fare" prima ancora che accadano, evitate quanto più possibile l'adozione di standard o formati proprietari.

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