domenica 14 giugno 2015

Creative Commons, ovvero: Come non pagare la SIAE in modo legale

Vi sarà certamente capitato: è sabato sera, voi e la vostra comitiva vi trovate in centro e senza idee, vi guardate in faccia con l'espressione da bradipo letargico e vi chiedete: "che si fa?"

Il Dongiovanni del gruppo propone varie mete turistiche da rimorchio e lo squattrinato della combriccola suggerisce soluzioni a basso costo, accusando Renzie, il primo premier Fonzie Approved.
Il fissato di musica si avvicina a voi ballando: "Oh! Cioé... Senti! Questo brano spacca di brutto."

Ma appena partito il pezzo, si avvicina un tizio inquietante alto due metri e mezzo, col cappotto di pelle nera, pelato e incazzato come un toro. Non sapete cosa aspettarvi fin quando non infila una mano sotto il cappotto per tirar fuori una roba enorme.

Urlate "Farò tutto quello che vuoi! Ma non farmi del male!" mentre cercate invano di proteggere il viso con le braccia, ma quello che avevate scambiato per un randello degno di John Holmes è in realtà solo un immenso fascio di carte da firmare e bollettini da pagare.
Esordisce con "Avete qualcosa per me." (e potete sentire la punteggiatura nella sua voce).
Nessuno prova a contraddirlo, anzi, nessuno ci pensa nemmeno.
Mentre riflettete se scappare o buttarvi a terra e fingervi morti, il bruto vi ficca in mano il malloppo di debiti e comprendete quanto sia stato un errore nascere in questa realtà.

Scoprite di essere debitori nei confronti della SIAE di quasi 250€ per aver organizzato un "Trattenimento privato con musica e ballo".
L'energumeno proferisce quindi "Modello 107/SM ?" con la sua voce cavernosa.
Beccati in flagrante come uno studente che non ha fatto i compiti per casa, azzardate timidamente un "Ma io non ce l'ho..." sperando al contempo di non beccarvi una compilation di schiaffi lunga tutto il 2015.

Il gigante, amareggiato ma non troppo, compila quindi una multa per il mancato borderò, aggiunge però un'ulteriore domanda che vi riempie di orrore: "I supporti originali?".
Il buonsenso vi suggerisce di tenere per voi il fatto che la musica sia scaricata da internet e vi arrendete all'idea di dover fare i turni da 12 ore nella zona del porto, vestiti come il Dr. Frank-N-Furter e rispondendo al nome di Ramona.

Scoppiate a piangere dopo aver finito di scegliere se ispirarvi a Tom Curry o Anthony Stewart Head, implorando pietà, solo per ricevere in risposta un atono "Noi non conosciamo pietà." che vi spezza in due.
Il vostro amico però ha qualcosa da dire, qualcosa che vi strappa dalle profondità del baratro in cui eravate precipitati: "Questa musica è gratuita!"

Musica gratuita? Non è una barzelletta né un modo carino di nascondere qualcosa di illegale: esistono davvero opere libere. E non sono mediocri cover di successi famosi come "Chi se ne frega" di Masini, "Happy Hour" di Ligabue, "Almeno stavolta" di Nek o "Ad ogni costo" di Vasco... Ehi! Ma cos...

Sembra strano ma certa gente è troppo onesta e fa gratuitamente quello che tanti "artisti" non fanno nemmeno pagati: essere appassionatamente creativi.

Per distinguere il carattere libero di queste opere, gli anglofoni hanno inventato una gioco di parole: Copyleft (da Copyright, dove "right" può essere interpretato come "destra" o "diritto").
Le licenze copyleft sono numerose e coprono i campi più disparati, dalle opere artistiche ai programmi per computer, le più famose sono la GNU/GPL e le Creative Commons.
Grazie a queste licenze vengono raggiunti 2 scopi fondamentali:
  • Gli autori possono evitare il furto dell'opera stessa, evitando che qualcuno se ne appropri e cominci a lucrarci sopra.
  • Gli utenti sono tutelati, vedendosi garantita la libertà di usufruire gratuitamente dell'opera e la possibilità di copiarla e distribuirla ad amici e parenti.

"Ma questi autori cosa ci guadagnano?" chiederete voi:
  • Anzitutto visibilità: per licenza l'autore ha il diritto a vedersi riconosciuta la paternità dell'opera stessa.
  • Alcune licenze (come la CC BY-NC) impediscono l'utilizzo dell'opera per scopi commerciali (come la vendita di un libro o uno spot pubblicitario): bisogna quindi contattare l'autore per contrattare un giusto compenso per il lavoro svolto.
  • Appassionati dello stesso genere d'opera potrebbero decidere di collaborare all'opera originale per correggerla o renderla più completa (come nel caso di un libro o un manuale).
  • Esprimere semplicemente la propria creatività realizzando un progetto che rechi il proprio nome.
Nessuna fregatura quindi alla "Termini e condizioni".
Ma tutto questo in soldoni in cosa si traduce? Che potete andare su Jamendo, ascoltare i brani che preferite, scaricarli, masterizzarli e ascoltarli quando preferite, per sempre, legalmente e senza sborsare un soldo!
Talvolta avrete pure il permesso di ridistribuire gratuitamente delle versioni modificate da voi o organizzare eventi musicali a prezzi vantaggiosi.
Quanto vantaggiosi? Talvolta gratis, ma comunque sempre meno della SIAE!

Musica di sottofondo per la vostra attività, spot pubblicitari, la colonna sonora dei vostri eventi e tanto altro ancora: la fantasia è l'unico limite.

Per concludere, voglio solo rendervi partecipi che la SIAE tutela i traduttori al pari degli autori di opere letterarie, questo significa che se leggete ad alta voce e in pubblico un libro tradotto dalla mia fidanzata vi conviene pagare immediatamente il tizio con l'impermeabile.
In caso contrario siate certi che lei vi strapperà ogni singolo capello, espianterà ogni organo, pignorerà ogni immobile, esproprierà ogni terreno e porrà un fermo amministrativo su ogni conto bancario finché non avrete pagato fino all'ultimo dei centesimi che le dovete.
Lei è genovese, siate certi che lo farà.

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